#FILM
“Spiaggia Libera” di Ludovica Zedda (2022)
Una splendida giornata estiva illumina intensamente una brulla pineta sul litorale sardo. Caldo torrido, in lontananza l’inebriante profumo della salsedine marina: con l’ombrellone in spalla, Roberto e la giovane Matilde raggiungono la tanto agognata spiaggia, pronti a godersi una tranquilla giornata al mare. Eppure qualcosa non va, il rapporto padre-figlia che intercorre tra i due protagonisti è freddo, tutt’altro che confidenziale, mentre i dialoghi apparentemente superficiali lasciano trasparire un turbamento evidente.
Nel cortometraggio realizzato da Ludovica Zedda, la Spiaggia Libera che dà il nome al titolo non è altro che un luogo allegorico, denso di significato, che riflette l’inquietudine interiore dei due personaggi principali, il cui rapporto incrinato porta ancora le fresche cicatrici di un divorzio particolarmente difficile da superare. Si tratta di una situazione complessa: da un lato, i timori e le (curiose) preoccupazioni di un’adolescenza incombente alimentano un contrasto generazionale già estremamente delicato; dall’altra parte l’atmosfera placida e appartata della costa rievoca dolci ricordi di un amore ormai passato e irrecuperabile, offuscando un presente che, inesorabile, scivola via.
Cedere all’oscillante movimento delle onde e arrendersi ad una catartica danza liberatoria può solo contribuire a far riemergere una memoria ancora terribilmente vivida. Ma, in fin dei conti, al contrario di un paio di sandali rotti, non tutto può essere riparato. Per oltrepassare il confine dell’incomunicabilità e superare l’immensa amarezza di un legame spezzato è necessario andare avanti, proseguire per la propria strada. Forse l’unica soluzione è davvero quella di mollare la presa, abbandonarsi per un istante alla soave leggerezza del vento e, infine, lasciar andare.
– Emidio Sciamanna
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