#FILM
“Nica” di Giuditta Vasile (2022)
Nica: in siciliano, “piccola”. Protagonisti dell’opera omonima sono una bambina e suo padre. L’azione drammaturgica si estingue fugacemente nel resoconto di un mattino fatto di piccole informalità: gesti, scarabocchi, suoni, un nascondino dalla conta infinita.
In poche poetiche battute Giuditta Vasile riesce ad evocare la condizione d’essere dell’infanzia che è, in fondo, un’età senza condizione alcuna. Un tempo della vita in cui la capacità di giudizio è seconda a quella del perdono e le informazioni del mondo adulto, ancora indecifrabili, si confondono. Ogni cosa è filtrata dalla purezza che ancora non ha conosciuto peccato. E allora – di fronte a un padre che viene caricato su un’automobile da strane persone in divisa e con i polsi appaiati dietro alla schiena – non resta che dipingersi una barba sul volto e continuare a giocare.
In un piccolo film in cui il verbale è ridotto a impressione sonora, Giuditta Vasile riesce a trattare la materia fuggevole dell’infanzia senza retorica; nel suo sguardo sembrano davvero convivere l’adulta e la bambina che fu: è senza dubbio questa, la misura più nobile nel racconto della prima età.
“Facciamo un gioco?
Che gioco?
Io conto fino a mille miliardi e tu ti nascondi.”
– Francesco A. Dubini
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