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“La Confessione” di Giuseppe D’Angella e Simone D’Alessandro (2022)
Il movimento lento e irregolare di un camera-car si immerge nell’oscurità di una desolata strada di campagna, alla disperata ricerca di un punto di riferimento in mezzo alla folta vegetazione notturna. Una leggera frescura avvolge l’atmosfera con delicatezza, mentre le tenebre sono spezzate a fatica dalla fioca luce degli anabbaglianti. Poi, improvvisamente, il buio. Le prime immagini de La Confessione – cortometraggio diretto da Giuseppe D’Angella e Simone D’Alessandro – specificano sin da subito quali saranno i temi principali affrontati nell’opera: una narrazione contraddistinta da luci e ombre, dalla difficoltà di distinguere il bene dal male, dalla volontà di separare la fede dall’opportunismo.
Al centro della vicenda vi è Don Luca, un giovane prete nato in provincia che sta per raccogliere l’eredità del più esperto Don Oreste, in procinto di diventare vescovo. Una serata tranquilla accompagna il lieto evento, fino a quando un tragico e inaspettato avvenimento stravolge l’esistenza dei due protagonisti. Il racconto prosegue a frammenti, alternando il presente – in cui tutto sembra risolversi senza conseguenze – con sporadici flashback; sottilissime schegge di memoria riaffiorano incontrollabili, ostinate, a testimonianza di un ricordo insostenibile, fin troppo opprimente per poter essere dimenticato con leggerezza.
Il dialogo interiore del giovane prete affronta le contraddizioni di un’intera società, caratterizzata da egoismo e ipocrisia, da arrendevolezza e oblio. Celata dietro la maschera della fede, La Confessione del titolo altro non è che un dilemma morale, un costrutto mentale che permette al protagonista di rivivere il proprio passato, di rivalutare le difficili scelte compiute. Non sempre è legittimo sacrificare qualcosa per raggiungere un obiettivo, poiché una felicità effimera è destinata a svanire in poco tempo, come il flebile rintocco di una campana che si spegne in lontananza.
– Emidio Sciamanna